Alle Frese…
Anno 1996 abbandonato l’università rispose a una lettera che mi avevano chiamato per un colloquio. Non mi ricordo di cosa parlai ma iniziai a lavorare in una officina subito come aggiustaggio sbavature fori e smerigliature sperando di migliorare la mia posizione lavorativa.
La fiducia era ai minimi, avevo una paura tremenda per quel tipo di lavorazioni, non mi piacevano e essendo sempre stato nel matematico digitale quel tipo di lavorazioni mi facevano paura e solo dopo qualche mese acquistai un briciolo di fiducia.
Ho vaghi ricordi di quando avevo iniziato, ma mi consideravano un bravo lavoratore.
C’era solo una ragazza bionda li e ci avevo già messo gli occhi era addetta al magazzino.
Con gli amici frequentavo delle discoteche molto rockkettare, ascoltavo musica, ballavo molto goffamente e l’unica volta che ho provato prendere di mira una bionda in una discoteca di puri metallari mi sono fatto subito riconoscere come anormale, avevo paura guardarla negli occhi ma cercavo di sforzarmi e farmi coraggio ma non avevo abbastanza coraggio per andare a parlare con lei, così lei se ne accorse e non feci altro che la figura del pazzoide idiota.
Cercavo di affrontare ogni tanto le mie paure ma non riuscivo e queste paure anche oggi non sono da meno, la comunicazione è sempre stata molto difficoltosa e nei primi approcci è sempre stata la mia spada di damocle.
comunque quello che desideravo rimaneva solo nella mia immaginazione e quando andavo dalla neuropsichiatra in una località marittima ne approfittavo per mettermi in auto un abito con le maniche a sbuffo a puà rosso, lo usavo anche quando scendevo e andavo dalla neuropsichiatra.
Il farmi vedere in quella maniera mi ha sempre messo in imbarazzo e a disagio, farei fatica a farlo anche adesso, troppo duro e difficoltoso e troppi pregiudizi ancora per vivere una diversità tale.
Quando uscivo dall’autostrada parcheggiavo e mi cambiavo in auto e tornavo con l’abbigliamento più consono ad un uomo.
dentro di me in quel periodo c’era sempre il sogno di migliorarmi e inseguivo una idea di onnipotenza che mi svalutava e allo stesso tempo mi portava a cercare cose molto fantasione per avere quel potere che dentro di me non sentivo e che avevo avuto solo un assaggio di qualche istante.
per inseguire questo sogno prendevo in edicola Scientific American e leggevo tutto quello che scrivevano sulla depressione o schizofrenia, adesso che lo scrivo non mi ricordo una mazza ma quando avevo letto che forse era possibile arrivare a terapie geniche mi convinsi dell’idea che avrei potuto mutare il mio dna e miglioare il mio apprendimento.
Con la neurospichiatra iniziai ad accarezzare l’idea di andare a cercare novità terapeutiche oltreoceano e ebbi il conatto di un ricercatore che lavorava a Palm Springs al desert hospital.
Presi coraggio feci le valige e sono partito da solo per l’america, mia madre all’areoporto piangeva ero convinto che sarei statao la e avrei fatto qualsiasi cosa per arrivare la mio sogno.
Sognavo una america della Tv e Un sogno fantascientifico del mio cervello ma…. arrivai la da solo e….
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