IL Dilemma Delle Aree Associative
In questa pausa pranzo lavorativa mi viene da meditare sulle aree associative e perchè gli effetti della riduzione di queste provocano risultati errati o corrotti.
Credo che il problema delle aree associative ridotte nella mia patologia possa tradursi in un modello simile a questo:
Come fa un processore a 32 bit a trattare dati da più di 32 bit?
proviamo a immaginare un due valori a 64 bit e proviamo a sommare questi due valori con un processore a 32 bit.
se io sommo solo la prima parte dei dati o solo una loro parte lunga 32 bit il risultato non sarà reale, ma mancherà sempre di un pezzo, che in teoria dovrei usare un riporto e questo in ambito neuronale si tratterebbe di usare neuroni atti a memorizzare un riporto, poi sommare gli altri 32 bit e riportare il riporto, matematicamente è possibile ma se si riducono le aree associative e non è possibile usare il riporto come si sommano questi dato in un processore a 32 bit?
Non so se matematicamente è possibile ovviare a questo inconveniente, poi non è detto che il dato a 64 bit possa essere letto come tale e letto solo una parte alla volta che sia di 32 bit, per cui alla coscienza non si ha mai il valere reale della stringa.
se io guardo solo una parte di dato sicuramente le mie Considerazioni e le mie affermazioni riguarderanno quel dato letto ma spezzato, se guardo l’altra parte lo stesso, ma se il valore è 113 e leggo un 1 o un 13 sbaglio in tutti e due i casi, se non prendo 3 cifre alla volta la mia ottica sarà sempre errata da qualsiasi punto di vista veda il valore.
Se la memoria di lavoro arriva a 1 e di dato sono di 7 come faccio a leggere quei dati e come faccio avere un punto di vista che mi permetta di vedere le cose per quello che sono?
Forse quando a volte si cade sul fatto di sbagliare sempre e che non va mai bene niente un punto di vista matematico lo ha, non so se è vero che noi non siamo macchine ma umani, forse è più corretto dire che siamo macchine complesse con la possibilità decisionale e introspettiva, ma pur sempre esiste un principio di funzionamento che fa funzionare la nostra scatola cranica e il nostro corpo.
Questa idea mi è applicabile anche al riconoscimento dei volti, e alle difficoltà di riconoscimento.
se quando vediamo un viso riduciamo l’ ampiezza dei punti che vediamo cioè il loro numero è possibile che quando un volto ha valore 1134 e nei nostri ricordi c’è solo l’11 e il 4 possiamo avere delle chiavi di lettura diverse, se vediamo il valore 11 iniziale lo colleghiamo alla nostra esperienza, se vediamo il 34 diciamo che non lo conosciamo ma somiglia a qualcuno che conosciamo, se vediamo solo il 3 il volto è sconosciuto, ma il suo valore è 1134 e so che quando io vedo i volti vedo solo alcuni punti e solo una parte del dato…..
C’è anche da dire che se vedo 114 lo identifico con una cosa conosciuta, ma non potendo leggere 1134 o una stringa di pari valori non posso avere un margine di somiglianza e di esperienza tale da dire che in parte ci somiglia e in parte no, il grado di somiglianza e di diversificazione ha un margine molto più stretto incorrendo in un margine di errore più elevato.
Credo che questo sia un punto di partenza per approfondire le analisi intellettive causate dal deficit neurologico.