In videoconferenza la scorsa settimana con la mia counsuelor mi sono ritrovato a sentire i miei occhi che lacrimavano e quando lei mi chiese che emozione vivevo le dissi che ero completamente neutro. Sembra che io riesca a sentire le mie emozioni solo oltre un determinato livello che non conosco ancora bene e che quando sono forti non riesco a gestirle.
Oggi dopo la fiorentina di ieri sera le tre birre e il vinello non sono molto in forma per giocare e mi sono guardato questo bellissimo film Benvenuti A Marwen che mi è stato consigliato da una simpatica amica di nome Cristina.
La visione di questo film mi ha messo un po’ in affaticamento perché oggi non sono molto in forma, ma l’ho trovato molto interessante e molto vicino alla mia vita.
L’attore principale una sera viene picchiato in un locale e perde la sua memoria, durante uno stato di ebrezza si lascia scappare un coming out dove lui occasionalmente portava i tacchi e delle persone molto intolleranti lo pestano quando lui prova a difendersi, questo io essendo un travestito occasionale vivo questa paura come lui e mi ci sono abbastanza identificato, anche se il mio deficit della memoria riguarda la memoria episodica e quella di lavoro.
Uno un termine al singolare perché credo che parlare al plurale è sempre più difficile e complicato e io non credo di essere all’ altezza di poterlo fare.
Sì, dico il mio perché ad esempio questo periodo di una stagione con le temperature medie più alte del solito va a intaccare qualcosa nel mio orologio biologico, qualcuno rinasce io sento la primavera molto spesso come una minaccia, non siamo ancora a primavera ma il clima è da prima primavera, dove io perdo le forze e dove inizio ad avvertire i primi segnali di stanchezza pesante e di depressione.
Durante questi periodi di forte stanchezza e malumore iniziano ad affiorare pensieri che mi creano sconforto, sfiducia e frustrazione.
Stamattina ho reiniziato a leggere il capito sulle modalità di recupero nella nostra memoria, ci sono cose che durante la lettura mi fanno convincere sempre di più di quello che penso di avere compreso:
Ci sono neuroni nati per particolari compiti e nati per gestire particolari tipi di segnali, ad esempio o solo visivi, o olfattivi oppure neuroni con funzioni precise che al loro interno codificano solo un particolare di valore e non altri.
Credo che la rarefazione di neuroni che gestiscano più tipi di segnali favoriscano l’insorgere dei miei disturbi cognitivi, sia da un punto di vista associativo che da un punto di vista di risposta agli eventi.
Ho ripreso a leggere la parte sulla memoria semantica, una osservazione che riesco fare su me stesso è che oltre alle difficoltà di accesso alla memoria si verifica una cosa molto frequente: le soluzioni che riesco a dare sono legate solo a un contesto appreso e non riportate su altri contesti, come se le cose le apprendo solo su un contesto senza vari esempi per una maggiore applicazione delle soluzioni.
In pratica è noto che se noi apprendiamo un concetto solo su un contesto senza altri esempi di situazioni diverse, noi riusciamo muoverci solo in quel contesto, questo è cosa da tutti, ma quello che invece forse mi differenzia è che nonostante i vari esempi rimango legato ai contesti appresi e non riesco a spostarmi su altri, per cui ne deriva da parte mia una scarsa abilità di muovermi su soluzioni diverse e su applicazioni diverse nella mia esistenza di tutti i giorni.
Le relazioni con un deficit alla memoria di lavoro possono diventare problematiche assai, in pratica come ho già scritto posso gestire solo relazioni con poche persone che conosco alla volta e non con persone numerose, l’ansia e la paura che si verifica in queste ultime è una conseguenza di disfunzioni neurologiche che non sempre si adattano a questo tipo di situazioni.
Per dare una idea di quello che accade è come se tra me e gli altri ci mettessimo a fare una partita a scacchi in cui le mosse che posso prevedere sono molto inferiori rispetto ai miei concorrenti.
Il mio comportamento in mezzo a molte per cui a volte può sembrare impulsivo e timoroso, timoroso perché sono consapevole che non posso prevedere le mosse di chi ho difronte per cui è un pericolo a volte che non posso gestire.. che a volte gli psicologi chiamano paranoia ma in realtà è una disfunzione della memoria a breve termine e della memoria di lavoro, impulsivo perché è come se vedessi solo la prima mossa e non ne posso prevedere altre, per cui questa cosa si amplifica con l’aumentare delle persone e si riduce invece con la riduzione delle persone con la conoscenza delle stesse, portandomi ad aprirmi e permettendomi di costruire rapporti che farei molta fatica a costruirli in ambienti di gruppo numerosi.