Traumi & Mindful Eating
La scorsa settimana con la mia psicologa ho tracciato la mia struttura traumatologica e l’idea sul da farsi da quello che mi sembra di avere compreso è quella di tracciare la parte semantica dei traumi e di risalire ai singoli episodi per differenziare il qui e ora da eventi passati che ho vissuto e che continuo a vivere in maniera diversa nel presente.
sicuramente una cosa che complica le cose è l’influenza negativa del mio vissuto e la mia consapevolezza di problemi cognitivi che mi portano a vivere gli eventi legati al mio passato come qualcosa di molto pesante e significativo, portando il presente a un significato negativo molto pesante.
qualcuno potrebbe dire che sono una persona negativa, io direi invece che i miei problremi cognitivi legati alle esperienze negative hanno creato molti traumi e ne creano altri anche nel presente portandomi a vivere le stesse cose del passato anche nel qui e ora.
se analizziamo la situazione la cosa non è strana, forse è la cosa più normale in assoluto, spesso chi è affetto da deficit cognitivi che a sua volta in un ambiente poco favorevole creano situazioni difficili e complicate diventa difficile vivere positivamente e fare esperienze positive in presenza di problemi cognitivi e relazionali.
Sicuramente è vero il fatto che non sono in grado di adattarmi a molti ambienti, il mio livello di adattamento ambientale è circoscritto a situazioni intime, poco affollate e rumorose con persone che sanno delle mie difficoltà di cui mi posso fidare, allora la mia risposta traumatologica cambia perchè avendo fiducia nell’ambiente e nelle persone varia la risposta cognitiva e relazionale, un po’ quando vengono somministrati alcuni test psicologici che senza stress emotivi e relazionali la risposta risulta migliore di situazioni diverse in cui compare stress emotivo e relazionale.
E’ vero anche io da uomo ho bisogno di sentirmi protetto e forse un po’ accudito visto che sono affetto da fragilità emotive e cognitive, quando mi sento in questa condizione di protezione allora sono molto intraprendente e si sviluppa la mia creatività e la mia immaginazione, rendendo la resa cognitiva e relazionale più elevata di situazioni in cui non si verifica questa condizione.
Per cui è facile capire che la risposta traumatologica dipende da fattori ambientali e relazionali, se i segnali ambientali e relazionali mi riportano in condizioni di insicurezza, la risposta traumatologica cambia attivando la riemersione delle memorie traumatiche e le mie capacità cognitive e relazionali assumono un forte degrado rendendo disfunzionale la mia risposta ambientale.
Comunque penso di avere individuato trigger importanti che mi riguardano, il non rispetto visto che ho subito parecchi maltrattamenti in passato, la svalutazione che ho di me stesso e di quella esterna che è legata anche alla mia consapevolezza di deficit cognitivi, il disprezzo che ricevo a causa delle mie inabilità cognitive e relazionali da parte di alcune persone poco amichevoli dalle quali non ho difese, il sentirmi umiliato che rievoca in me la mia autosvalutazione e significati spiacevoli, infine i segnali di rifiuto perchè invece di vederli legati a una preferenza umana li lego alle mie difficoltà cognitive e relazionali… insomma tutto questo un bel casino e un bel problema da gestire e vivere…
Oltre i miei traumi esiste anche un problema che ho da tempo che sto cercando di affrontare in questo periodo, il mangiare troppo veloce e ingurgitare senza ormai sentire il sapore degli alimenti mangiando per golosità come un animale affamato senza fare una corretta masticazione e deglutizione.
Da quello che ho sentito dire spesso è che lo stimolo della fame sparisce prima se si mangia più lentamente, questo a dire il vero mi da un po’ fastidio perchè quando vado fuori a cena vorrei mangiare un sacco di cose come sono stato abituato a casa, solo che adesso ho una pancia enorme gonfia di cui ho perso il controllo della situazione.
Detto ciò mi sono deciso di provare a mangiare più lentamente di quello che sono solito a fare, lo scopo è di portare il mangiare lentamente e correttamente in una forma automatica, un po’ quando uno impara a fare qualcosa di nuovo poi dopo lo fa di istinto come se fosse in background.
Quello che mi capita ora è che quando mi distraggo mangio veloce e ingurgito come se non ci fosse un domani, poi quando riporto l’attenzione sul cibo e sulla masticazione mi accorgo che il nutrirsi consapevole era stato alterato dai miei pensieri e dalle mie emozioni.
Lo scopo non è quello di frenare i pensieri e le emozioni, noi siamo fatti di queste cose, ma come ho detto prima è quello di riportare l’attenzione sul cibo e sulla masticazione cercando di arrivare all’automatismo del nutrirsi consapevole senza dovere fare gli stessi sforzi di adesso, è solo questione di pratica e di allenamento.
Sabato sera ho consolidato una piccola vittoria in questo senso, ho mangiato la pizza molto più lentamente del mio amico che era a cena con me, di solito mi dice sempre di mangiare piano, sabato sera ho finito di mangiare molto più lentamente di lui e sto cercando di applicare anche la stessa cosa al bere.
Stamane ho un po’ il male allo stomaco, questo weekend ho esagerato un po’ con il bere, non mi sono ancora abituato ma non ho ancora un buon controllo su vino e birra, con il caldo non è facile limitarsi e sostituire queste bevande con delle tisane.
Ho provato anche le tisane fredde, ma mi è successa una cosa molto spiacevole pochi giorni fa, bere troppe tisane porta a fare plin…. plin… parecchio, hanno un forte effetto diuretico, per cui dopo averne bevute 7 o 8 alla fine alla notte ho bagnato il letto senza neanche che mi accorgessi che dovevo andare in bagno… in uno stato catatonico puro forse causato anche dall’unione dei farmaci risperdal e depakin che prendo alla sera.
Comunque, per ora, visto che ho difficoltà di autocontrollo sono ancora in cerca di una soluzione adatta a me che mi permetta di stare in salute e non privarmi di quello che mi piace, forse dopo i 50 anni devo stare più moderato ma per chi è senza autocontrollo come me per via dell’ADHD tutto questo diventa più complicato e le strategie da ricercare sono più complesse in confronto a persone prive di queste problematiche.